OK Salute e Benessere – Lacrime terapeutiche

Il pianto riequilibra la mente e il corpo

«Abbiamo tutti i nostri momenti di debolezza, e per fortuna siamo ancora capaci di piangere.
Il pianto spesse volte è una salvezza: ci sono circostanze in cui moriremmo se non piangessimo».

Sono parole di José Saramago, scrittore portoghese autore, fra i tanti bestseller, anche del romanzo Cecità, in cui immagina che, in un tempo e in un luogo non meglio precisati, all’improvviso l’intera popolazione umana diventi cieca per una misteriosa epidemia. Ad analizzare la fenomenologia degli eventi legati agli occhi, il pianto appare dunque come una sorta di medicina per l’anima, ma anche per il corpo.

«La sensazione psicofisica di sollievo che si prova dopo aver versato lacrime è quanto di più comune fra gli adulti come fra i bambini», conferma Cristina Zandonella, psicologa e psicoterapeuta esperta in rieducazione visiva, autrice del metodo «Occhi felici», da scoprire nell’omonimo manuale pubblicato da Fabbrica dei segni.

«Il pianto, in effetti, è un atto liberatorio perché smuove le emozioni che si annidano in profondità nei muscoli, compresi quelli facciali e oculari, e che – se non vengono sbloccate – possono generare stati di tensione a livello generale, ma anche disturbi visivi».

Eppure la cultura dominante, improntata al modello della persona vincente, tutta d’un pezzo e sicura di sé, insegna fin dall’infanzia che piangere è segno di debolezza e, di conseguenza, «non va bene». «Si cresce con l’idea che le lacrime vadano trattenute, ma poi spesso accade che ci si lasci andare, magari durante una seduta di psicoterapia, e ci si scusi per aver ceduto ai singhiozzi, quasi provando vergogna», prosegue l’esperta.

«Si vive in un mondo che ci impone di pensare positivo e sorridere sempre, che vede la tristezza e le lacrime come qualcosa di poco accettabile, al pari di una malattia, e invece il pianto non dev’essere mai frenato, a qualunque età, perché è la via maestra per permettere alle emozioni di venire allo scoperto. A livello neurofisiologico la reazione emotiva avviene nel sistema limbico, l’area del cervello, non controllata da processi razionali, e può essere innescata in qualunque momento dall’ascolto di una parola o di una musica, dall’immagine di una vecchia fotografia, da una scena di un film o da un profumo: sono tutti input che scavano nel profondo e ci aiutano a esprimere sensazioni che altrimenti resterebbero mute e nascoste e che, con l’andare del tempo, potrebbero trasformarsi in veleni che intossicano la psiche e anche il corpo».


Leggi l’articolo completo sul numero di Novembre 2023 della rivista “OK-Salute e Benessere”.